Poi

Poi

I due si contendevano, senza saperlo, i favori della bambina
che li stava osservando, e la loro corsa verso quella ringhiera diventava
frenetica, solo uno sarebbe arrivato primo, e avrebbe esultato ad alta voce
prendendosi gioco del perdente facendosi sentire dalla bambina, crudeli i
bambini, selettive le bambine, in quel momento della vita entrambi stavano
sviluppando le capacità che poi negli anni avrebbero usato per riprodursi.

Qualche anno più tardi tra i banchi di una scuole dove,
minorenni, non avevano molta possibilità di espressione ancora adottavano le
solite tecniche, ma le bambine sembravano ragazze navigate che avevano già
baciato e toccato il sesso dei maschietti, e i maschi solo per avere rubato una
toccata di sedere a qualche compagna si consideravano già grandi, le gare
diventavano più violente e i fidanzamenti solo verbali, chi si fidanzava con
chi solo per farlo sapere a chiunque, quelli erano comunque gli inizi della
condivisione di sentimenti e sesso.

In un contesto superiore invece ci si doveva piacere almeno
un po’, le donne poco attraenti e i ragazzi brufolosi si potevano accontentare,
magari di stare insieme, ma nella normale chimica c’è sempre il capo branco che
detta legge, e le ragazze selezionavano attentamente, con poca consapevolezza.
I primi baci e le bocche nelle bocche, le lingue nelle lingue  a scoprire che in un bacio se ci si perde, ci
si fa male, violente erezioni male concluse da parte dei maschi, inutili ed
eccitanti languori femminili pieni spesso di tabù. Ma quello era il passo da
fare, non certo la maggiore età avrebbe restituito dignità a dei corpi
perfettamente formati e in grado di riprodursi al meglio, ma i tabù indotti ne
limitano sempre le libertà. In quel contesto superiore il passo si compie
praticamente comunque, quasi fosse una gara dove solamente i timidi perdono,
perdendo con mille frustrazioni del tempo prezioso, senza nemmeno regalarlo
alle ragazze che di quei tabù hanno fatto la loro unica barriera contro la
perdizione assoluta legata alla perdita di una verginità oramai inutile, male
sfruttata, ma dove in percentuale miliardi di spermatozoi vengono sacrificati
per un accrescimento naturale da parte di chi naturalmente non ha troppi limiti
istintivi, e non ne ha nemmeno inconsci, benvenuta libertà di essere.

Il gradino superiore di quella normale scalata verso l‘unicità
del sentirsi eterni ed immortali ha due strade, quella dell’ignorante ma felice
incoscienza di aver erroneamente voluto procreare, in coppie spesso
perfettamente assortite nella loro disperata voglia di non sapere, di non
rispondere a nessuno mai, di andare secondo chimica e secondo natura. Oppure la
seconda strada, quella invece della razionale logica del controllo della
propria quotidianità, del servile uso della logica a discapito di una biologia
che chiede sempre di più ottenendo sempre meno. In questa fase la seconda
strada è segnata da fallimenti e successi, violenti fallimenti vergognosamente
offerti a improbabili genitori che anziché insegnare la vita la pretendono, a
loro immagine e somiglianza, come degli dei dell’olimpo con super poteri,
lanciando inconsapevoli fulmini e saette, la generazione futura, la loro, deve,
assolutamente deve essere come a loro va bene, solo a loro, spersonalizzando
generazioni intere di cantanti, poeti, artisti da strada e lanciatori di
giavellotto da record di ogni mondo, creando frustrati avvocati o polverosi
contabili. Ma anche grandi successi, offerti in sacrificio a incravattati
genitori altolocati e impomatate madri cornute e traditrici, ma assolutamente
bigotte, a loro i figli dedicano la propria esistenza finta, regalandosi
eccessi nascosti, anche se evidenti, o trattenendo eccessi caratteriali che
sfociano in turbe sociali, spesso incontrollate, spesso maledettamente ben
gestite, perché in ogni passo, in ogni gradino da salire, l’intelligenza e l’esperienza
sono un vincolo assoluto e imprescindibile.

Poi per noia, per necessità sociale, per la convinzione di
aver raggiunto il traguardo della vita, ci si lega alla religiosa maledizione
di un vincolo tanto inutile quanto dannoso. Spesso si arriva ad un altare dove
probabilmente viscidi predicatori del nulla hanno consumato voglie di perpetue
madri di mille figli sempre negati, o dove, ancora peggio, insicuri ragazzini
diventano la conseguenza di una costrizione corporale innaturale. In quegli
ambienti apparentemente sicuri i ragazzi si dicono un sì veritiero solo di quel
momento, e nemmeno sempre, perché spesso i rapporti combinati, nati proprio da
una chiesa che non vuole mai disperdere il patrimonio, vengono agevolati da
commercialisti e ragionieri del futuro, per evitare che un folle innamorato
cretino o una svampita ochetta possano arrecare quel danno generazionale
evitato da oltre sette nonni addietro, nonni che magari erano banditi,
assassini e stupratori, impuniti per paura. Il si detto in quel contesto, il secondo
di tre contesti, quel si detto sotto improbabili croci dove appesi stanno le
icone della paura della morte e del nulla oltre la propria vigliaccheria, il
primo contesto mai negato e concordato è quello del battesimo, il terzo quello del
riavvicinamento alla sacra speranza di non scomparire, proprio per quella
fottuta paura della morte.

Poi ci si regala il futuro in una nascita, magari due,
sempre più rare tre, in una unione di maschi e femmine che va via via perdendo
lucidità e acquisendo la polvere del tempo, mentre chi da quel si non è mai
passato, lascia liberi i propri geni rendendoli indipendenti, insegnando forse
loro a combattere per un futuro onesto ma sempre più felice, oppure li uccide
nell’ignoranza e nella prepotenza di essere solo vittima sacrificale di un
tempo non proprio, e che non può mai essere di conseguenza il tempo per i
propri figli. Mentre chi nella legalità comunale, e nella sua globale
reperibilità invecchia sotto la croce bigotta della ordinaria e incontestabile
certezza sociale, si lascia indietro vere libertà e spinge avanti repressioni e
limiti, in cui raramente riesce a resistere, ed allora il fallimento
ecclesiastico di quei si forza la mano a figli che si colpevolizzano, aiutati
da dotti medi e sapienti, figli che si accollano fallimenti non loro, raramente
accettati. In questi contesti le coppie si sfaldano cercando di riprendersi il
tempo perduto, come vitelloni, ma derisi dai propri figli che cercano risposte
sbagliate a domande sbagliate, indirizzate male solo perché dettate dalla fuga
della loro esperienza.

Poi si riassume la propria vita di coppia, e si scopre anche
chi felicemente si è sempre amato, e anche chi non ha mai potuto avere un
figlio,  al contrario chi lo ha evitato
naturalmente e metodicamente, e anche chi con più figli si riempie di nipoti
amorevoli, poi, poi, poi ci sei tu, adesso, che cerchi il tuo poi.

Cesare

30 Novembre 2016

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