L’Approccio

L’approccio

-Ciao, ma che fai?-

Disse inutilmente guardando la situazione senza capirla.

Non rispose, serenamente, non si preoccupò di quell’intrusione senza velleità, che comunque attrasse la sua attenzione, guardinga, chi potè permettersi cotanto ardire?

-Hey! Noi si saluta sai, e si risponde a li saluti! Prescindendo da cetti precetti e preconcetti!-

Lui, scevro, nemmeno alzò le ciglia, che pur nella sua esistenza esistono come un tempo che passa ad ogni loro battito.

L’approccio era già chiaro, malnato ma sicuro, ad ogni interrogazione c’era dello scuro.

Ombroso fu quel tempo che intercorse, la solita domanda che vìola ogni possibile risposta, non c’è nessun tempo che giudica le parti, ogni interpretazione è quella giusta.

-Mi glissi eviti o mi temi?-

Nessuna la risposta.

Non ci fu nulla da incastrare e fu per tutti chiaro, sembrava l’inchiostro senza il calamaro, aggraziato per pochi e poi letale, col becco più del corvo, ma con la sua ragione, ogni domanda è incastro di natura e, mentre ai più sembra una jattura, diventa invece semplice che c’è insita natura.

Si tenne il tempo in quel sospeso che crea fastidio e irriverenza, come chi aspetta il pesce sulla lenza senza capir che il pesce non è una sua mattanza. Il pesce va approcciato, capito e ragionato.

I due divisero lo sguardo, il primo, ostinato, puntava quel suo guanto come sfida impertinente, il secondo gestiva la certezza di non dovergli niente.

Nessuno mente.

Ma c’era quello stallo, che nessun ostacolo fu vinto dal cavallo, nitriti e poi latrati seguiti da muggiti, fino agli ululati, la pecora si consegna senza poter pregare, ma in quella tenzone qualcun dovea pagare!

Decise una scintilla.

Tra il male e il suo volgare, tra rabbia e la nessuna consapevolezza, arrivò l’unica certezza:

-Ciao.-

L’inizio della fine fu l’inizio dell’inizio:

-Non sto facendo quel che credi, immagini o desideri, non sto facendo anima, non sto facendo mente, sto solo lacerando la tua curiosità. che implica, ovviamente, ogni stupidità-

L’alterco, finalmente, si rivoltò alla fine, tutti quei nodi al pettine avrebbero una fine.

-Ma scusa, l’errore fu quel ‘Ma’ davanti a quel ‘Che fai?’?-

Silenzio, che regalò al chiedente cotanta sicurezza, tanto da tronfiarlo e infin gonfiarlo, certo che quella disputa lo avrebbe ingigantito!

Silenzio che fu rotto senza un botto.

Lui, il domandato, si fu celato, girando le parole come in chimica la mole, indossando la ragion senza declino, e disse:

-E, giusto per rispondere ad ogni ovvietà, No, non sto facendo niente, a parte declinare ogni domanda che è già scritta nel destino. E ora dimmi, questa era l’utilità? Saper chiedere facile per ogni situazione, senza nessuna velleità di crescere, aver banalità giusto per scorrer nel tempo?-

L’approccio se ne andò, senza ribatter fiato, anima o passato, ma in ogni disputa si sa, ogni ragion con torto,

tornerà.

Cesare

13 Agosto 2023

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