In Volo

In volo

In volo verso l’Asinara, isola maledetta dal tempo e dalle anime dannate dei carcerati che, lontani dalla loro patria, espiavano le pene dell’inferno in quel paradiso e che, liberi nella loro prigionia, resistevano solamente grazie al mare, al sole e al clima, in una natura endemica corrotta solamente dalle feci dell’uomo, vergogna di ogni paradiso terrestre. Costruzioni informi, anche se apparentemente squadrate, scacchiere di negate libertà collocate lontano da semplici autostrade verso fughe certe, probabili, uniche, costruzioni site in alto ma fatte per resistere al vento e non volare mai, interrate in un suolo circondato dal mare, vicino e lontano dalla civiltà, interrate a fondo come se non si dovessero capovolgere ed essere usate per navigare. Suolo maledetto per troppi, che hanno offerto a sacrificio estremo la loro carne per concimare arbusti ed erba limata dallo stesso vento che li ha tenuti in vita, cadaveri che hanno espiato la loro pena, non più colpevoli di essere solo nati. Terra a uso e consumo di pacate soluzioni dettate dalla consapevolezza che trovare alternative sarebbe stato troppo complesso, soluzioni prese su poltrone di pelle umana, la stessa pelle che abbraccia l’abitudine di gestire qualunque cosa senza aver conosciuto quella stessa qualunque cosa, scelte dettate dall’arroganza della politica che sceglie la soluzione che meno gente potrà mai contestare nel tempo, nei tempi, in un inferiorità numerica imbarazzante, che è paradosso della potenza della natura del luogo, immacolato da sempre, che immacolato sarebbe dovuto rimanere. Terra in disuso, mai più recuperabile e deturpata dal sudore di menti acute abituate a gestire la morte o la vita di altre menti più limpide, o forse solo meno sottomesse, terra deturpata da impiegati puniti da un sistema che relega un dignitoso lavoro in una latrina usata da portaborse del potere che decidono per troppi. Isola nell’isola e isolata da quel mare puro e apparentemente incontaminabile, che invece ha vissuto scempi di chiglie malridotte e scheletri portati a fondo sempre dal vento, benedetto e maledetto e, l’isola, isolata e circondata di urla soffocate, ne porta sempre la chimica del ricordo ed io, in volo verso l’Asinara, che ho paura di atterrare.

Cesare

29 Settembre 2017

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