La Lama

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La Lama

La morsa stringeva forte, i denti della sega svirgolavano un po’, ma poi prendevano il ritmo, quello giusto, e allora il solco, o il canale che si apriva al passare della lama, faceva saltar via, ora regolarmente, ora meno regolarmente, le schegge, in una sorta di pioggia, con schizzi e frammenti più corposi. La spinta sembrava
indifferente, e forse lo era, ma non distratta, il braccio andava quasi in automatico ma il pensiero era fermo, gli occhi lucidi ma senza lacrime. Come un robot che non cigola al quale hanno appena spruzzato del  lubrificante nelle fessure dal quale vede.
Le fessure sono basse sulla lama, sembra che controllino come controlla un radar, se ci fosse nebbia, non cambierebbe nulla, un collo rigido ma piegato morbidamente su un operazione importante, la lama prosegue, ma il materiale non è morbido, anzi, servirà più tempo, ma non c’è scadenza, ne un limite di un
tempo che quel braccio passa spingendo e tirando la lama, violando quel materiale lasciando cadere giù i suoi dolori.
Il tempo.
Nessuno poteva calcolare nessun tempo, ma chiunque sapeva che non sarebbe stato facile portare a termine un operazione simile, tanto più che sia la lama che l’oggetto si stavano consumando all’unisono, senza nessuna possibile risoluzione quindi, senza la divisione dell’oggetto e senza che la lama, apparentemente più forte e temprata, possa mai consumarsi e mai finire.
Cosa siete?
Perché siete?
Il rumore non metallico e il materiale di risulta si accumula, l’apparente fredda sequenza di quel tagliare scorre nell’anima, che, silenziosa, si fa violare, impotente in un dolore così forte che il lacerare della lama quasi non esiste. Ma quella lama ha un controllo, un braccio violento di trascorsi dolorosi, importanti e indimenticati.
E quel braccio scorre su un oggetto che ne è la causa.
E la forza è proporzionale al ricordo, e l’istinto di conservazione muore prima ancora che la lama inizi a dividere, distruggere, sezionare, risolvere.
Ma in ogni tempo e in ogni vita c’è un limite, che scandisce ogni periodo, ogni sequenza, ogni anima.
E il silenzio della lama che continua. Silenzio sovrastato dal battito che ancora non si ferma, dal sangue che ancora non si asciuga, e che per terra, anche calpestato, racconta il suo dolore.

Cesare
18 Settembre 2019

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