Il Citofono

Racconti

Il Citofono

Lui lo sapeva.

In quell’autunno già stranamente piovoso e umido, le foglie, appesantite dall’acqua, venivano trasportate con più fatica dalle formiche, ma il topolino non faceva più sforzi del solito.

In campagna si sa, i gatti solitamente vengono alimentati meno, rispetto ai gatti domestici di città, dove gli appartamenti vengono immaginati foreste e campagne, lettiere e grattarole sono un’anomala normalità.

La caccia in campagna per i gatti invece, a prescindere dal loro istinto, diventa la cartina tornasole del loro benessere, se il topolino viene  portato sulla soglia della porta della casa di campagna vuol dire che il padrone esagera ad alimentare il gatto, che lo stesso topolino, in condizioni normali, verrebbe gestito come un dolce gustoso e un premio alla propria animalesca necessità di sopravvivenza.

Quel giorno Lui, riguardando il segno della sua macchina sul muretto dell’ingresso della sua riposante casa di campagna, ricorda quell’istintiva paura durata il tempo della volatilizzazione di un Acido inesistente, e sorridente preme il telecomando del cancello, lo oltrepassa una volta aperto e, guardando il citofono sorride, i suoi gatti, astuti e cinici, non avrebbero mai scoperto il ‘loro’ segreto.

L’odore di torta e il contemporaneo sferruzzare dei ferri da maglia stonavano, sembrava una riunione di comari ad un corso di cucina, taglio e cucito, invece era solamente sua moglie, lui dolorante si butta sul divano, la sera arrivavano ospiti, ma, ovviamente, il caminetto utilizzato anche come forno a legna era già acceso.

Lei lo saluta, lascia i ferri, lo aiuta a sedersi sull’accogliente divano e gli dice che accendendo il camino ha sentito una sequenza di rumori strani, come di topolini, il che, di se, strano non è. Un attimo di terrore, lui cerca di controllarsi, le chiede se ha sentito odori strani, come di… ma non riesce nemmeno a dirlo, lei lo rassicura, cruda risponde che no, non  aveva sentito odore topi bruciati, guardandolo in un modo strano.

Mancava un po’ di tempo dall’arrivo degli ospiti, dopo una Coca Cola fresca a fatica si alza a sale lentamente, e dolorante, le scale per infilarsi in doccia e, facendo il distratto per non farsi vedere dalla moglie passa davanti al citofono, in silenzio sgancia la copertura di plastica e da un occhiata dentro, nulla, tutto tace.

La doccia gli rilassa il corpo, tonificato dal calore il muscolo duole meno, ma il pensiero al citofono è costante.

Dinnnn

Sussulta al suono del citofono e poi, meccanicamente sorride da solo, ci son sempre i primi tra gli ospiti, quelli maledettamente puntuali, che quasi sempre hanno una pietanza calda da mettere al sicuro prima della cene, o una bottiglia da mettere in fresco, è naturale che non arrivino tutti contemporaneamente, ma tutti sono sempre ben accetti.

Mentre scende le scale, vestito da autunno, lentamente, scalino per scalino, sente la moglie rispondere al citofono. Una volta giù guarda il citofono, sorride e apre la porta aspettando che la prima macchina salga per posteggiare, nulla, cancello chiuso, macchina accesa, l’ospite, risalito in macchina in attesa che si aprisse il cancello, scende di nuovo, a distanza lo vede e chiede scherzando se erano invitati davvero o era uno scherzo.

La sua preoccupazione aumenta, ma non certo per gli ospiti, prende la chiave meccanica dello sblocco del cancello e lentamente arriva giù, infila la chiave e chiede al primo ospite di spingere per aprire il cancello, che resterà aperto tutta la serata, per fortuna non ha cani, quello sarebbe stato un altro problema.

Arrivano tutti, tutti chiedono il perché del cancello sempre aperto, le probabilità del perché diventano discussioni, gli argomenti si altalenano in una sinusoide di alti e bassi, solo lui,  finto distratto, resta nella zona neutra delle parole, cercando di distogliere l’attenzione da quel problema.

Una badante un giorno si lamentava in cirillico e il traduttore simultaneo di Google aveva decretato che un elefante le aveva camminato sul viso, un altro in barca aveva trovato la ‘Pantera Nera’ della Sardegna e usato la sua coda per ormeggiare, altri ospiti avevano brindato col ‘Punteruolo Rosso’ stappando ‘Rogor’ fino a scolarne l’intera bottiglia.

Per fortuna arriva il dolce.

Agli ammazza caffè le discussioni, blande, vengono gestite dalla comodità del divano, e al primo cenno di sonno gli ospiti si dileguano, baci e abbracci, tu prendi questo tu porta via quello, in un amen resta nel silenzio il cancello aperto, lui tergiversa e appena la moglie stanca va a letto, le dice che cercava di sistemare il cancello e, almeno, chiuderlo per la notte.

Allora scende giù, nel cavedio dove c’è l’alimentatore del cancello, e chiama:

-Gigio! Dove sei? Ci sei? Mi hai fatto fare un casino stanotte, che hai fatto?

Gigio, quattro centimetri di pelo castano, con un codino lungo uno spillo, lo guardava nel buio, zampe conserte, notevolmente seccato, ma poi risponde:

-Cosa c’è?

-Come cosa c’è? Il cancello non funziona, non dirmi che hai rosicchiato i suoi cavi elettrici! Dopo tutto quello che faccio per te e la tua famiglia!

-Guarda che oggi tua moglie ci stava soffocando tutti, senza preavviso!

-Ma perché? Eravate sul canale del camino? Ma io allora che cosa pulisco a fare qua regolarmente!

Lui da tanto tempo, di nascosto, apre la scatola elettrica del citofono dalle feci della famiglia di topolini, dava una scopettata, poi riordina e richiude.

-Stavo facendo walking con tutta la famiglia, cercando qualcosa da mangiare per ripulire la tua bella casetta da insetti e animali, così ti ringrazio per le pulizie che fai a casa da me!

-Ma scusa, non immaginavo che proprio oggi avrebbe acceso il caminetto, ti avrei avvisato! Lo sai come sono le donne, terrorizzate dal freddo! Le amiche terrorizzate dal freddo, le amiche delle amiche anch’esse terrorizzate dal freddo, e poi oggi è sabato lo sai che ogni tanto vengono a cena gli amici!

-E secondo te io so che giorno è? La verità è che sei stato pessimo, stavamo addirittura pensando di cambiare casa e andarcene domattina!

-No Gigio! Ma scherzi! Fammi parlare con Gigia e i ragazzi!

Lui, sornione ma non visto, sempre in ombra, chiama la compagna, lei arriva, poi appresso Lino e Lina.

I quattro non resistono, e in coro intonano:

-Tanti auguri a Teeeeeee tanti auguri a Teeeeeee…

E così via!

Gli porgono il fusibile del citofono e ridendo Gigio gli dice:

-Ma secondo te rischio di morsicare cavi elettrici?

Lui sbalordito ma felice ha ancora mille domande, prima ringrazia commosso, poi chiede, ma allora quei rumori che ha sentito mia moglie accendendo il camino di chi erano?

-Abbiamo visto una famiglia di ‘Punteruoli Rossi’ qualche giorno fa, sicuramente loro, adesso vai a letto, tua moglie ti aspetta, e, mi raccomando, gatti in bocca!

Lui commosso sale, si ferma un po’ per calmarsi da quell’emozione, poi si corica, troppa Coca Cola, se ne rende conto dopo il quinto documentario di seguito, sveglio, come sempre!

Cesare

15 Ottobre 2018

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