Le cose

Le Cose
 
Se alimentate dal silenzio le cose non passano mai, cose, chiamiamole col loro nome, parliamo proprio di paure, angosce, preoccupazioni e fobie. Nel silenzio di se stessi più che passino c’è invece l’alta probabilità che aumentino. Urlare e lasciare uscire la paura della verità è il miglior metodo per urlarle lontano, in quel vento che finalmente non vedremo più e che se mai tornerà, si terrà lontano da noi. Lontano, si, lontanissimo, in modo che l’eco arrivi a tutti e che per tutti sia chiaro che quell’urlo è liberatorio, perchè solo se le cose sono definite tra entrambe le parti si annullano, svaniscono, e lasciano posto alla libertà di essere stati così, all’oblio di aver smesso di alimentare errori di altri, di vivere paure create da invidie, causate da persone esterne che mai dovrebbero permettersi di intrufolarsi, ma che lo fanno per scacciare le loro. L’analisi di se stessi nasce dalla perdita del vincolo con gli altri, genitori che anziché rendere liberi i figli ne fanno da psicologi i loro pazienti, masticando le loro vite senza mai sputarle e, in quello stesso silenzio, c’è il buio.
Le cose. Vomitate chimicamente quando il troppo pieno nausea, scacciate solamente per l’istante più critico della loro paura, le cose restano, non riuscire a gestirne i lati positivi porta all’inconsistenza di se stessi, delle cose abbiamo l’impotenza che siano, stiano per accadere o siano già accadute, è solo l’istante che segue che dovremmo gestire, il Noi in quell’istante e anziché gestirlo iniziamo a calcolare, lasciarlo insinuare nelle nostre certezze, se mai le abbiamo avute, lo lasciamo nutrire delle nostre incertezze. Le cose non sono nemmeno ora, non saranno mai dopo, siamo noi che ora anticipiamo il dolore sapendo che dopo ci sarà già, senza mai riuscire ad appagare al vento la bandiera che sventola libera.
E allora lascio libera la libertà di stare bene, lasciando le cose in quell’urlo che farà il giro dei sette mari e non ritornerà, infrangendosi sulle onde delle tempeste che lo ha creato, anni fa, subito dopo il primo vagito, l’unico urlo innocente della ricerca dell’aria, senza condizioni, senza famiglia, senza religione, quell’urlo che è per la madre l’inizio dell’indipendenza della sua creatura, poco tempo, prima possibile l’indipendenza, prima che mai l’auto sufficienza, quel vagito non deve diventare mai l’urlo, lasciamo madre e figli da soli, e lasciamoli andare liberi appena possibile.
Le cose accadono.
 
Cesare
 
17 Settembre 2018

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